lunedì 8 dicembre 2014

La democrazia si salva, anche forzandone le regole. In Italia, c'è urgenza di un colpo di Stato?



La maggioranza parlamentare di sinistra era preoccupata dell’azione sindacale, che minacciava di conquistare il potere al di fuori del Parlamento, anche contro il Parlamento. Le organizzazioni sindacali diffidavano dell’azione parlamentare, che mirava a trasformare la rivoluzione proletaria in un cambiamento di ministero, a beneficio della piccola borghesia.”

Non sembra la radiografia dell'Italia di oggi?

Invece siamo negli anni 1919 e 1920 è questo era lo stato della situazione italiana e in quasi tutti i paesi dell’Europa occidentale (da «Tecnica del colpo di stato» di Curzio Malaparte).

Se ci sono ancora sindacati in Europa (per usare le parole di Roberto Marchesi nel suo blog) “e’ perche’ finora sono serviti ancora a siglare i contratti. Quando i contratti verranno sostituiti da norme e leggi (come il Job Act, che ha infilato un siluro in pancia allo Statuto dei Lavoratori, ma ne arriveranno altri) anche i contratti e i sindacati non serviranno più.”

Le ultime rivelazioni delle intercettazioni telefoniche ed ambientali sulla presunta Mafia Capitolina, ci consegnano un Paese dove dall'inizio dello scoppio dello scandalo Tangentopoli dei primi anni novanta, tutto è cambiato per non far cambiare nulla.

Allora, in più di qualcuno potrebbe far presa la provocazione che lanciò Alberto Asor Rosa in suo articolo su Il Manifesto nell'aprile del 2011: “ Io non avrei dubbi... è arrivato in Italia quel momento fatale in cui, se non si arresta il processo e si torna indietro, non resta che correre senza più rimedi né ostacoli verso il precipizio. Come?
Dico subito che mi sembrerebbe incongrua una prova di forza dal basso, per la quale non esistono le condizioni, o, ammesso che esistano, porterebbero a esiti catastrofici. Certo, la pressione della parte sana del paese è una fattore indispensabile del processo, ma, come gli ultimi mesi hanno abbondantemente dimostrato, non sufficiente.
Ciò cui io penso è invece una prova di forza che, con l'autorevolezza e le ragioni inconfutabili che promanano dalla difesa dei capisaldi irrinunciabili del sistema repubblicano, scenda dall'alto, instaura quello che io definirei un normale 'stato d'emergenza', si avvale, più che di manifestanti generosi, dei Carabinieri e della Polizia di Stato congela le Camere, sospende tutte le immunità parlamentari, restituisce alla magistratura le sue possibilità e capacità di azione, stabilisce d'autorità nuove regole elettorali, rimuove, risolvendo per sempre il conflitto d'interessi, le cause di affermazione e di sopravvivenza della lobby affaristico-delinquenziale, e avvalendosi anche del prevedibile, anzi prevedibilissimo appoggio europeo, restituisce l'Italia alla sua più profonda vocazione democratica, facendo approdare il paese ad una grande, seria, onesta e, soprattutto, alla pari consultazione elettorale.
Insomma: la democrazia si salva, anche forzandone le regole. Le ultime occasioni per evitare che la storia si ripeta stanno rapidamente sfumando.

Ma oggi è veramente fattibile il realizzarsi di questo scenario ?

Ovvero, si potrebbe sul serio organizzare “tecnicamente” un colpo di Stato?

Non siamo più ai tempi della rivoluzione bolscevica quando Trotzki scriveva a Lenin : “Come organizzare il colpo di Stato? Bisogna occupare la città, impadronirsi dei punti strategici, rovesciare il governo. Occorre, per questo, organizzare l’insurrezione, formare e addestrare una truppa d’assalto. Non molta gente: le masse non ci servono a nulla; una piccola truppa ci basta.”

Oggi, il tutto potrebbe essere compiuto in maniera assolutamente non cruenta in circa 72 ore. Il tempo necessario per mettere sotto controllo le dorsali adriatiche e tirreniche della rete di telecomunicazioni ed elettrica nazionale e dei trasporti ferroviari ed aereoportuali.

Successivamente, si passa alla fase di controllo dell'ordine pubblico, potendo contare, di sicuro, sull'appoggio di gran parte della popolazione (almeno di quella fetta dell'elettorato che diserta le urne disgustata dalla qualità della classe dirigente).

In che modo? Saranno i Predator, i droni in dotazione alle forze armate italiane, le future sentinelle dei nostri cieli. I Predator, in grado di volare per oltre 20 ore consecutive senza necessità di atterrare o fare rifornimento. In molte occasioni, potranno prendere il posto dei consueti elicotteri. I droni sono in grado di trasmettere immagini in diretta, di giorno e di notte, di individuare obiettivi sul terreno, di dare indicazioni precise a chi si muove a terra su quanto si troverà davanti e di sorvegliare una determinata zona senza esser visti.

Fantascienza? Proprio per nulla, notizia di qualche giorno fa è l'accordo sull'uso dei droni tra Aeronautica e Polizia e Carabinieri che consentirà di aumentare il livello di sicurezza dei cittadini. Non più quindi solo scenari di guerra ma anche quelli dell'ordine pubblico. I Predator dipendono sempre dai militari del 32esimo Stormo della base di Amendola, che sono gli unici destinatari dei dati raccolti che poi potranno però essere trasmessi alle varie forze di polizia.

Pensiamo che sia davvero del tutto irrealistico questo scenario?



 

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