sabato 17 gennaio 2015

L'Italia ed i riscatti pagati ma sempre negati: vediamo di capirci qualcosa.

Dal momento della segnalazione del rapimento del-i concittadino-i, gli uomini dell’Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna - ex Sismi) attivano i contatti con fonti e informatori locali, per scoprire le modalità del sequestro e le richieste dei rapitori. Come prevede la legge ( art. 7 del decreto legge 8/1991, convertito dalla legge 82/1991 sui sequestri di persona a scopo di estorsione - pagamento controllato del riscatto -) per la liberazione dei ns concittadini rapiti all'estero, i servizi stanziano dal budget (coperto da segreto di Stato) i milioni di euro/dollari necessari. Soldi che dalla Banca d’Italia possono passare per un conto riservato nelle disponibilità dei governativi, fino alla consegna a mano agli intermediari designati. Alla voce «spese riservate», il Capitolo 1021 del bilancio dell’Aise, permette lo stanziamento straordinario di ingenti quantità di denaro (si stima che il budget arrivi fino a 680 milioni di euro l’anno), utilizzati per la sicurezza dei cittadini in Italia e all’estero.
Tutti gli italiani sequestrati in Iraq, Afghanistan,Yemen, Mali, Siria, sono stati liberati dietro pagamento di riscatti. E’ stato il caso di Simona Pari e Simona Torretta (settembre del 2004), Giuliana Sgrena (febbraio del 2005), Clementina Cantoni (Afghanistan, maggio 2005), Rossella Urru (ottobre 2011), Mariasandra Mariani (febbraio 2011), Domenico Quirico (settembre 2013), Federico Motka (maggio 2014) e Greta Ramelli e Vanessa Marzullo (gennaio 2015).


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