venerdì 5 dicembre 2014

CRISI? CI SONO 76MILA AZIENDE IN CERCA DI UN AVVOCATO.

di nicola di molfetta – Mag n.27 del 24.11.2014

Per lavorarci bisogna fare una rivoluzione. Sconvolgere il
proprio approccio al cliente. Cambiare linguaggio. Conoscere in profondità il business. Ridefinire le politiche di prezzo. Ma
il gioco vale la candela se l’obiettivo è la media azienda italiana. La famosa spina dorsale economica del Paese. Quella che abita la provincia e che da lì sta cercando di espandere il proprio business in Italia e nel mondo. Quella che non può essere lasciata sola dalle istituzioni politiche, economiche e legali, perché è l’unica grande speranza per la ripresa del Paese. Con il viaggio che legalcommunity.it e financecommunity.it hanno intrapreso nel mondo delle eccellenze emergenti nei settori delle tre F (food, fashion, furniture), siamo riusciti a fare emergere 50 nomi, ciascuno dei quali può essere considerato l’archetipo della clientela che, chiunque si occupi di societario in senso ampio, dovrebbe
frequentare. Si badi bene, questi non sono solo slogan.
Nell’oceano delle Pmi che popolano il territorio nazionale c’è una componente virtuosa che, secondo gli ultimi dati Cerved a
disposizione, a fronte di un calo del credito commerciale del 2,7% (nel 2013 rispetto all’anno precedente) ha ottenuto un aumento dei fidi del 4,5% rispetto all’anno precedente. Inoltre, sempre secondo Cerved, in Italia esistono 76mila Pmi in condizioni di sicurezza o di solvibilità: si tratta di imprese con bilanci solidi e pronte a investire se e quando si presenteranno le opportunità per farlo.
Le banche d’affari lo hanno intuito. E battono il Paese (ovvero cercano qualcuno che lo faccia per loro) in lungo e in largo alla ricerca di realtà meritevoli dei loro investimenti, con cui avviare un percorso di crescita che valorizzi le potenzialità dell’azienda e faccia fruttare la liquidità degli investitori in un arco di tempo ragionevole.


E gli studi legali? Lanciati all’inseguimento del “valore aggiunto”, si sono ritrovati dispersi. Al punto da riuscire persino ad auto-convincersi che esso non risieda più tanto nell’assistenza alle operazioni straordinarie (definita da alcuni arditi teorici addirittura «commodity» ovvero fungibile) quanto nella fornitura di un supporto, ai limiti della dimensione interinale, al funzionamento delle direzioni legali di questa o quella grande azienda alle prese con il rebus del budget. L’incapacità di tanti studi legali di negoziare il prezzo delle proprie prestazioni e giustificarne il valore ragionando sul risultato del proprio lavoro, come spiega perfettamente in questo Mag l’avvocato Santucci, ha prodottoqueste aberrazioni.
Le Pmi di provincia, invece? «Non pagano le nostre fee, non le
accettano», dicono in tanti. Se per questo neanche la grande impresa, per non parlare dello Stato o delle sue controllate che puntualmente fanno lavorare grandi studi e ottimi avvocati a prezzo di costo se non addirittura in perdita o gratis.
Allora, forse, certi pregiudizi vanno riconsiderati. L’imprenditore non accetta di sborsare 40mila euro per l’acquisizione di un piccolo concorrente locale? Forse. Ma se quell’imprenditore ha le potenzialità per diventare un protagonista del suo settore nell’arco di 5-10 anni, allora investire in questa prima sua operazione (che certamente non richiederà un esercito di legali in grisaglia e quindi avrà costi contenuti per lo studio) può diventare il primo passo nell’ambito di un percorso di accompagnamento che potrebbe portare tutti, clienti e consulenti, a crescere virtuosamente, nel giro di breve.
Non sono tempi adatti a chi ama “vincere facile”, ma propizi per
chi voglia dare un significato concreto allo slogan del “valore aggiunto” (su cui in tanti ci hanno marciato a scapito di avvocati
spaesati dalla crisi) che non si crea inviando un ex praticante a fare fotocopie in azienda, ma lavorando di lanterna, all’individuazione di quelle realtà che hanno bisogno di assistenza di qualità per limitare al massimo i passi falsi e tagliare presto i traguardi della crescita e dell’internazionalizzazione.
Un tempo si diceva: non esistono grandi avvocati, ma solo grandi clienti. Ma oggi, più che mai, i grandi avvocati sono chiamati a far diventare grandi i loro clienti.



Ho voluto postare nel blog questo bell'articolo di Nicola Molfetta - nicola.dimolfetta@legalcommunity.it – perchè di questi temi e di altro ancora (dalle start up al klout score, dal minibond al crowdfunding) ne parleremo a Milano il prossimo 12 e 19 dicembre 2014





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